Stemline recentemente ha fatto parlare di se per due notizie che, a mio parere, hanno mitigato il rischio di investimento nella compagnia, rendendola ancora più interessante di quanto non fosse già. In primo luogo, hanno emesso nuove azioni, rimpolpando la cassa; in secondo luogo si sono assicurati i diritti di CBS9106, XPO1 inibitore sviluppato da CanBas.

Breve riepilogo per chi si è perso le puntate precedenti.

Lo scorso settembre Stemline ha dato il via ad uno studio potenzialmente registrativo che coinvolge SL-401 nel trattamento della neoplasia blastica delle cellule dendritiche plasmacitoidi (da qui in poi BPDCN). Si tratta di una patologia difficile da curare con poche opzioni disponibili, terreno fertile per una small cap con un farmaco promettente che ambisce ad una approvazione accelerata. Effettuare una breve analisi  poi confermerà che in aggiunta alle scarse opzioni terapeutiche si aggiunge il fatto che anche la ricerca sembra latitare, con un numero di studi clinici ridotti all’osso (se lo fate su clinicaltrials.gov tenete presente che il farmaco DT388IL3 altri non è che SL-401).

Tutto bene? Chiaramente c’è il rovescio della proverbiale medaglia. SL-401 presenta un profilo di tollerabilità ancora poco definito, ma dai presupposti problematici, il che lo rende ideale per un primo ciclo di trattamenti, ma difficilmente si può ipotizzare un uso continuativo oltre a quello. La compagnia ha presentato dati di soggetti ai quali sono stati somministrati due cicli di terapia, ma i dati sono chiaramente poco rappresentativi. Il punto di forza del farmaco tuttavia è la tremenda efficacia che viene mostrata fin da subito e la durata delle risposte.

A chiusura del breve riassunto, alcune ancor più brevi considerazioni. Stemline non ha solo SL-401 in pipeline, ma poco ci manca. Altro aspetto da considerare era la cassa che, ad onor del vero, non era nemmeno striminzita come ci si potesse aspettare, ma avrebbe comunque dovuto essere rimpinguata in mancanza di un partner.
Ad oggi, questi aspetti sono da considerarsi in parte temi sorpassati.
Stemline ha in cassa (all’ultimo controllo ed includendo l’ultima emissione) 114 milioni di dollari che, a fronte di 17 milioni di azioni in circolo, pesano per circa 6 dollari ad azione a fronte di una quotazione di 14,9$ per una capitalizzazione di 250 milioni di dollari.
250 milioni non sono moltissimi per una compagnia che sta conducendo uno studio potenzialmente registrativo per una indicazione di nicchia (ma ha anche in cantiere uno studio su una popolazione più ampia), ha iniziato un trial su un secondo composto in un ambito certamente competitivo come quello del tumore al cervello, ambito che però continua ad aver bisogno di nuovi candidati, specialmente se caratterizzati da meccanismi d’azione innovativi.
A questi aspetti si aggiunga il fatto che il 2015 potrebbe essere ricco di aggiornamenti sugli studi in corso e su altri da intraprendere in indicazioni nelle quali CD123 giochi un ruolo importante, che non si ha più la preoccupazione di come possano reperire fondi e che alla pipeline di Stemline si aggiunge un farmaco completamente diverso da quanto già hanno: SL-801, una volta conosciuto come CBS9106.
Che XPO1 sia un bersaglio ormai validato lo testimonia il successo di Karyopharm (KPTI), compagnia dalla quale Stemline dovrà di certo differenziarsi in un modo o nell’altro. Trovo che Selinexor (KPT-330), il candidato principale di Karyopharm, sia straordinariamente efficace, a dispetto di quanto la quotazione della compagnia da ASH14 ad oggi non suggerisca.
L’XPO1 inibitore di Stemline si trova ancora in fase preclinica e poca chiarezza c’è riguardo alle tempistiche per le future sperimentazioni. Stemline però potrebbe avvantaggiarsi del prossimo ASCO, evento nel quale Karyopharm probabilmente presenterà nuovi dati in merito all’impiego su tumori solidi. Non moltissimo, ma meglio di niente.

Il mondo è abbastanza grande per due XPO1 inibitori…

Con le ultime due mosse effettuate Stemline quindi ha, sempre secondo me, un duplice vantaggio: da una parte allarga la pipeline in una direzione che potrebbe rivelarsi estremamente interessante, dall’altra rafforza la cassa garantendosi sia indipendenza per circa 2 anni, sia un’arma di un certo peso nel caso in cui si instaurasse una trattativa con qualche big. SL-401 rimane al momento l’unico assetto su cui si possa contare ma in prospettiva anche SL-801 potrebbe risultare un’arma vincente. Stemline presumibilmente farà richiesta per iniziare un trial già da quest’anno, potendosi permettere di seguire le orme già lasciate da Karyopharm, che in questa fase vedo più come un modello al quale ispirarsi, un pozzo di informazioni al quale attingere, piuttosto che un concorrente o una minaccia. C’è spazio per tutti…