E’ da qualche giorno che mi capita di fare interessanti discussioni con i lettori riguardo l’andamento del mercato, con una ovvia attenzione a quello che accade alle small cap. Sotto gli occhi di tutti c’è il continuo ed inesorabile deprezzamento della quasi totalità dei titoli quotati, con l’aggravante di giornate di euforia paradossa e di minimi storici che invogliano a comprare.

Ora, nel casi vi interessi, vi dico la mia. La prima regola dell’investitore, secondo me, dovrebbe essere la seguente: nessun guadagno (o mancato tale) vale la perdita del sonno. Se non siete tranquilli, vendete. Non vi preoccupate, ci saranno altre occasioni per rifarsi; ragionate con la vostra testa e meditate sul da farsi, a volte star fermi mentre tutto crolla è la strategia migliore.

Io non ho ancora perso il sonno o meglio, non l’ho perso a causa dei mercati. Seguo le biotech dal 2008, quindi non da tantissimo tempo, ma ne ho viste di cotte e di crude. Ieri parlavo con un investitore di professione (con alle spalle una carriera bel più lunga della mia) che mi ha fatto tornare alla mente alcune vicende a cui ho assistito in questi anni, eventi che avevo rimosso. Fra qualche anno ricorderò il 2014 come l’annus horribilis per le small cap del settore, ma anche che si ci si è arrivati dopo un 2013 che invece può essere considerato un annus mirabilis e lo stesso si può dire del precedente e di quello prima ancora.

Sempre ieri un amico mi chiedeva se credessi nella possibilità di recuperare un meno 50%. Detto che andrebbe discussa l’opportunità di arrivare ad avere una simile percentuale di loss, ma che per farlo bisognerebbe chiamare in causa la gestione del portafoglio biotech e la sua costituzione, la mia risposta è si, ci credo. Chiunque abbia avuto a che fare con quello splendido carrozzone chiamato Cell Therapeutics sa che è possibile comprare a 0,08 centesimi di euro e rivendere a 1,2 euro dopo qualche mese (ma c’è chi ha comprato più basso e venduto più alto di me). Ci sono persone che sanno per esperienza diretta che è possibile comprare Human Genome a 3 dollari il venerdì e rivenderle il lunedì a 11 pensando di essere geni della finanza, per poi pentirsi subito dopo quando il titolo prosegue la sua corsa oltre i 30 dollari (ho dato più volte prova di tale scarsa lungimiranza, l’ultima volta con Morphosys, cedute con enorme soddisfazione attorno i 20 euro, ora si aggirano in zona 70). Recuperare un meno cinquanta però è diverso da guadagnare un 200% o più, incorpora un aspetto più sinistro, ossia la consapevolezza che avresti potuto attendere un momento migliore per comprare.

Torno al 2010 e vi faccio l’esempio di una compagnia che stava tranquilla a quota 3 dollari abbondanti e si trovò in un istante a quotare meno della metà a causa di uno studio fallito nel trattamento del carcinoma metastatico del colon-retto. Finì per quotare, fra settembre ed ottobre poco più di 1,2 dollari per poi tornare, qualche settimana dopo a 3 dollari. Il nome di quella compagnia è Curis. Sembra impossibile, vero?

Fatte queste premesse, veniamo ai fatti. Oggi chiudo la posizione su Oncothyreon (ONTY). Il motivo è semplice, l’investimento al momento è legato unicamente ad ONT-380, farmaco i cui diritti sono condivisa da Array, titolo che già ho in portafoglio. Tanto per dare ancora prova della situazione nella quale ci troviamo, la prima parte dell’investimento in Oncothyreon l’ho venduta a 3,58$, ieri il titolo ha chiuso a 1,82. Quasi la metà.

Non finisce qui però. Per quel che riguarda il versante Europeo inizio una posizione in Cellectis ($ALCLS). La compagnia francese (ISIN: FR0010425595, non per far pubblicità ma io la prendo con Binck, su Directa non c’è) ha almeno due punti di forza, pur non avendo nulla in fase avanzata:

1) una partnership con Pfizer (che ha anche investito nella compagnia con azioni ad un prezzo di oltre 9 euro).

2) una piattaforma per CART che non fa impiego di cellule del pazienti (off the shelf, se preferite).

Anche qui, non è certo detto che sia il momento migliore per comprare (mi sono sfuggite per un nonnulla a quota 6, non molto tempo fa), ma ho sempre preferito puntare sui farmaci che sui grafici.