Curis (CRIS) porta ad ASH i primi dati di CUDC 907 (un PI3k/HDAC inibitore) con modalità di somministrazione variata ed il titolo per quasi il 20%: verrebbe da credere che i dati siano piuttosto infausti, tuttavia le cosa stanno diversamente.

Oggi faccio un breve cenno alla questione, giusto per dare qualche indicazione su quanto emerso ad ASH e quello che Ciris sta facendo ora in merito da CUDC 907.

Oggi salto a piedi pari il resto della pipeline, visto che in passato mi sono espresso parecchio sul titolo, sia attraverso gli articoli che trovate nel blog, sia attraverso la newsletter.

Oggi, per farla breve, incremento di nuovo.

In breve, la questione emersa da ASH è questa. Durante le prime fasi dello sviluppo di CUDC 907 , Curis nota una certa attività ed un profilo di sicurezza in linea con quello di farmaci che perseguono lo stesso bersaglio (HDACi) ed un accumulo di uno dei due metaboliti, dando così il via ad una espansione della fase 1 in corso nel trattamento di mieloma e linfomi utilizzando una modalità di somministrazione tre e bi settimanale anziché giornaliera. Ora, è evidente che sotto la lente di ingrandimento ieri c’era la sicurezza e l’efficacia del farmaco, ma nel dettaglio la parte più significativa riguardava il nuovo metodo di somministrazione.

Curis CRIS ash13 cudc 907 aes

Nella tabella trovate il riassunto degli eventi avversi. Ho sottolineato le differenze fra il dosaggio a 60 mg somministrato quotidianamente e quello somministrato due volte a settimana. presto per trarre giudizi, ma per il momento il profilo di sicurezza sembra incoraggiante.

I dati disponibili riguardavano solo 3 pazienti con modalità bisettimanale (somministrazione di martedì e giovedì), difficile valutare il farmaco in così pochi pazienti. Nel complesso, fra gli 11 pazienti valutabili c’è stata solo una risposta parziale (PR) in un soggetto con linfoma misto follicolare/DLBCL (somministrazione  giornaliera a 30mg). Dal punto di vista della tollerabilità sembrano intravedersi miglioramenti, ma il discorso non cambia: troppo pochi i pazienti.

Stesso discorso per quanto riguarda la risposta legata al dosaggio, non c’è correlazione a causa del frazionamento dei pazienti. Tanto per fare un esempio il paziente che ha ottenuto una risposta parziale era l’unico con quel tipo di malattia, cosicché non è possibile nemmeno fare un confronto con le altre modalità di somministrazione.

Da così poco materiale occorre estrapolare considerazioni indicative. In primo luogo, un segno positivo riguarda la malattia stabile di un paziente affetto da mieloma multiplo, ambito nel quale di norma i PI3ki ottengono scarsi risultati. In secondo luogo non era lecito attendersi nulla di diverso da quanto presentato ieri, quindi il crollo poggia su basi piuttosto precarie, se non la generale e vaga convinzione che il prodotto sia troppo tossico per poter recare dei vantaggi. Ma questo elemento non traspare dai primi soggetti trattati bi-settimanalmente e questo, qualora il tutto venisse confermato con prosieguo dello studio, potrebbe paradossalmente indurre Curis a testare il farmaco a dosaggi anche maggiori dei 60 mg .

Per tratteggiare con più precisione il profilo del farmaco di Curis occorre attendere il 2014, non c’è altra possibilità.