Oncothyreon (ONTY), poco più di un anno fa, quotatva oltre 8 dollari, aveva un farmaco promettente che prometteva di calcare le orme di Provenge ma con il vantaggio di un partner di peso che potesse aiutare nelle vendite, aspetto che ha invece affossato Dendreon (DNDN). Ora mentre Merck c’è ancora, le speranze di avere Stimuvax approvato sono ridotte al lumicino, e ragionare sul fatto che possa essere un successo commerciale (a differenza di Provenge) un esercizio senza nessun costrutto. A questo va aggiunto il fatto che il secondo farmaco candidato in ordine di importanza ha dato i primi risultati e questi non possono certo essere definiti incoraggianti. Vi state chiedendo perché parlo di Oncothyreon? Domanda lecita.

Oggi Oncothyreon capitalizza 100 milioni di dollari, mentre al 31 marzo la cassa ammontava a circa 77 milioni di euro ai quali va aggiunta l’ultima offerta di circa 10 milioni entrata nelle tasche di Oncothyreon dalla vendita di nuove azioni, il che porta ad un totale di circa 87 milioni di presidenti morti. Questi ultimi denari servono alla compagnia per pagare la prima tranche legata all’accordo fatto con Array (ARRY) del quale vi ho parlato pochi giorni fa, legato ad ARRY 380, quindi intendo utilizzarli per esprimere il valore attuale del nuovo farmaco in pipeline, in una stima conservativa. Vediamo poi cosa hanno in cascina.

Questa è la pipeline aggiornata:

onty oncothyreon pipeline

Come potete vedere si sono mossi con estrema velocità nel posizionare ARRY 380 fra i farmaci. L’immagine che vedete è stata presentata al Jefferies Global Healthcare Conference il 5 giugno, solo pochi giorni dopo aver annunciato l’accordo con Array (ARRY). L’intera presentazione si è fondata sull’illustrazione dei principi del nuovo farmaco. Nove diapositive per ARRY 380 contro le 6 di Stimuvax, per essere precisi. Vi ho spiegato in cosa consiste l’accordo con Array, faccio solo un breve riassunto per chi se l’è perso. Oncothyreon ora porterà avanti, a sue spese, una serie di prove di concetto relative all’uso di ARRY 380 in combinazione con altri farmaci nel tentativo di trovare il miglior modo di impiegare la terapia in pazienti affetti da cancro al seno HER2+. Le combinazioni saranno, presumibilmente, con farmaci già approvati e inizieranno a breve.

Chiaramente i frutti di questi trials non si avranno subito ed è uno dei motivi per i quali attribuisco un valore basso al farmaco di Array, in mancanza di dati su cui ragionare la cifra spesa rappresenta l’odierno valore.

L’altro farmaco in faretra per Oncothyreon è PX  866, un PI3K inibitore che ha già iniziato a far parlar male di se con i primi dati nel trattamento del glioblastoma e del carcinoma prostatico. Nel primo caso sembra proprio che non esista nessuno sbocco, nel carcinoma prostatico (CRPC) Oncothyreon  ha deciso di estendere lo studio e di arruolare pazienti con PSA (uno degli esami impiegati per la diagnosi della malattia) in aumento nonostante la terapia con Zytiga. Allo stato attuale delle cose gli unici studi che possono far lievitare il valore del farmaco sono quelli nei quali PX 866 è impiegato assieme a cetuximab nel trattamento del carcinoma del colon-retto (CRC), quello con vemurafenib nel melanoma e quello con docetaxel nel carcinoma squamoso della testa e del collo.

Questi tre studi hanno un punto di vantaggio evidente, sono studi nei quali il farmaco è impiegato in combinazione. Detto proprio per sommi capi, PX 866 da solo non funziona, il che non è una novità, nei tumori solidi un PI3k inibitore senza un supporto (magari un MEKi come selumetinib) non ha alcun senso. Oncothyreon pensava di farla franca, gli è andata male.

Nel melanoma e del tumore della testa e del collo i tempi di attesa sono più lunghi, ma la combo con cetuximab potrebbe dare risultati già a breve. Dati precedenti, tendo ad attribuire un valore nullo al farmaco per quanto riguarda tutte le indicazioni nel conteggio di quella che potrebbe essere una capitalizzazione congrua per la società. Unica eccezione per quanto riguarda l’indicazione nel CRC ed il carcinoma squamoso. Facendo un conteggio relativo alle vendite di cetuximab nel CRC ed ipotizzando un mercato di 500 milioni di dollari per USA ed Europa, considerando un 5% di probabilità che lo studio riesca, azzarderei una valutazione di 25 milioni. Per stare dalla parte della ragione in questa valutazione incorporo anche il valore dell’impiego eventuale in off-label per il tumore squamoso del collo e della testa, sempre in combo con cetuximab, anche se lo studio attuale è condotto con docetaxel.

Per quanto concerne il capitolo immunoterapia, settore strategico come ha dimostrato il recente ASCO, oltre a Stimuvax (L-BLP25), Oncothyreon ha anche un secondo composto, uno stimuvax di seconda generazione chiamato ONT 10. Stimuvax ha fallito la prima fase 3 nella quale è stato testato, mostrando un trend favorevole sia in termini di sopravvivenza (25,6 vs 22,3 mesi), ossia l’endpoint primario, che di tempo alla progressione (TTP, 10 vs 8,4 mesi). In tutti e due i casi il risultato non è stato  statisticamente significativo, rendendo lo sforzo di Merk ed Oncothyreon del tutto inutile. La fase 3 in questione, chiamata START, vedeva il farmaco impiegato in pazienti affetti da tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) in combinazione con la cura migliore disponibile vs la cura migliore e placebo. Si trattava di uno studio in doppio cieco e randomizzato da oltre 1500 pazienti. L’analisi dei dati ha permesso a Stimuvax di far ritorno dal mondo etereo dei farmaci inutili consentendo a Merck e Oncothyreon di aggrapparsi alla speranza che il vaccino possa risultare efficace in una particolare condizione. Si è infatti notato che la sopravvivenza in pazienti trattati con radio-chemioterapia concomitante la sopravvivenza è stata di 30,8 mesi vs 20,6 ed il dato è significativo, oltre ad essere legato ad un numero elevato di pazienti (538 con satimuvax + 268 per il placebo). Numeri interessanti anche quelli nel caso di radio-chemio sequenziale, ma in senso negativo, visto che i pazienti trattati con stimuvax vivono mediamente 5 mesi in meno. La speranza è l’ultima a morire e Merck sta arruolando ancora in una fase 3 (INSPIRE) ma legata a pazienti asiatici, ma assegno comunque un valore zero al progetto.

Leggermente meglio potrebbe andare ad ONT 10. Il farmaco più acerbo della pipeline di Oncothyreon condivide con stimuvax il marker, MUC1, ma differisce dal predecessore per quanto riguarda il composto legato ad esso, ritenuto essere capace di stimolare maggiormente l’attività immunitaria dei pazienti. Per ONT 10 i diritti sono tutti di Oncothyreon, anche se mi risulta che Merck abbia una sorta di prelazione, ne caso in cui si cerchi un partner. ONT 10 può contare, in virtù della sua natura di “Stimuvax di seconda generazione”, di tutta l’esperienza accumulata finora, sia nel bene che nel male. Tanto per capirci, trovando i fondi, la prima cosa sensata da fare sarebbe di testare il farmaco in pazienti con NSCLC e chemio-radioterapia concomitante, escludendo la sequenziale.

Capire come strutturare lo studio fa tutta la differenza del mondo. Sappiamo che esiste una notevole differenza in termini di risultati quando in fase 3 si è voluto indagare l’efficacia della somministrazione delle terapie. In particolare l’impiego di chemio-radioterapia concomitante o sequenziale messa a confronto con chemioterapia di induzione seguita da chemio-radioterapia concomitante in pazienti affetti da NSCLC ha fornito dati di notevole interesse in diverse occasioni. Nella fase 3 CTRT99/97, pazienti sottoposti a chemio  di induzione seguita da radio-chemioterapia, facendo registrare aumenti sia relativi a progressione libera da malattia, quasi raddoppiata, che a sopravvivenza media. Non è chiaro come si possa disegnare uno studio per valutare i dati emersi nello studio START, ma mi pare plausibile che una eventuale fase 2 possa essere intrapresa anche da ONT 10, anzi, a maggior ragione da quest’ultimo rispetto a stimuvax.

Detto questo, un minimo di valore ad ONT 10 lo assegno, ipotizzando che il mercato abbia valutato stimuvax per circa 200 milioni di capitalizzazione ed assegnando un 5% di possibilità che ONT 10 raggiunga il mercato nel trattamento del cancro al polmone non a piccole cellule, 10 milioni li vale.

 

Oncothyreon, in conclusione…

 

In base ai ragionamenti fatti finora la capitalizzazione più congrua per Oncothyreon si aggira attorno ai 110 milioni, ossia 1,92$ ad azione, considerando quelle attualmente emesse. La cassa dovrebbe bastare fino alla metà del 2014, il che non è molto, ma nemmeno pochissimo. Considerando che  attualmente quota 1,8$ si può ipotizzare un ingresso nell’ottica di puntare sui dati nel CRC, più che altro considerando che anche in caso di esito negativo difficilmente si scenderà sotto quota 1,65$, il valore minimo fatto registrare nell’ultimo anno.