Ok, prima di tutto, un ringraziamento a tutte le persone che hanno scritto nell’ultima settimana fornendo un contributo importantissimo al blog. Non posso mettere tutti i nomi per motivi che facilmente comprendete ma ringrazio veramente tutti. Due cose però lasciatemele dire. Anzi tre. La prima è che il livello di competenza di voi lettori è elevatissimo, il che è sicuramente un bene, rende però il mio compito più difficile, spero di esserne all’altezza. La seconda cosa è che fra di voi, c’è una quantità spaventosa di gente che si chiama Marco. Ultima osservazione, ci sono moltissimi azionisti di Celldex, di Amarin e di Molmed. Oggi è il giorno di quest’ultima. Lo so che ho appena finito di scrivere che non ringrazierò pubblicamente  i lettori che mi hanno contattato e aiutato, ma senza Marco e Nicolò questo articolo forse sarebbe stato diverso, sicuramente meno interessante. Non sono coerente, me ne rendo conto, portate pazienza.

Molmed si rifà il trucco.

Molmed cambia sito, si riorganizza, presenta ad ASCO 12 dati interessanti, comincia a farsi guardare. Se c’è un’azienda che ne ha bisogno è proprio la piccola biotech di via Olgettina. Credo sia opinione assai diffusa che il cambiamento in corso si stia facendo sempre più pronunciato, MolMed sta passando dall’essere una società dedita alla ricerca nel campo oncologico ad una vera e propria compagnia farmaceutica. Ha evidentemente dei limiti, legati alla pipeline incentrata su due soli composti (anche se parlare di composti per TK è sbagliato, il termine terapia sarebbe più opportuno) e ad una scelta poco condivisibile operata nel passato in merito al disegno degli studi clinici. Altro fattore che di sicuro non ha aiutato è stata l’immagine della compagnia, troppo spesso trascinata nelle questioni del San Raffaele, citata a sproposito dal Cavaliere e poco pubblicizzata dal management. Ora, sembra che qualcosa stia cambiando, a cominciare dall’ultimo aspetto, MolMed sembra intenzionata a farsi conoscere, e non solo da noi piccoli azionisti.

ASCO 12 è stato un inizio, ma importante. Non hanno portato dati impressionanti, ma nell’atteso segmento ad istologia squamosa del carcinoma polmonare non a piccole cellule hanno mostrato dati incoraggianti, dati sui quali devono, secondo me, insistere per cercare quello di cui più hanno bisogno ora: un partner per NGR-hTNF. I dubbi che avevo sul trial rimangono, così come non riesco a levarmi dalla testa l’analogia con Zybrestat, col quale NGR-hTNF ha più di un punto di contatto, ma per quanto i numeri siano piccoli i dati sono interessanti e meriterebbero qualche approfondimento. Anzi, sarà forse il caso di fare due chiacchiere con la compagnia… MolMed deve affrontare il periodo più eccitante della sua breve storia. Dopo un numero esorbitante di studi clinici utili per la ricerca, poco invece per lo sviluppo di un’azienda biotech che debba sostenersi grazie allo sviluppo della sua pipeline, da qui ad uno o due anni cominceremo a poter valutare NGR-hTNF in studi randomizzati. Li si deciderà il futuro del farmaco.

MolMed si rifà il trucco anche sul web, ora il loro sito non sembra disegnato da Lino Banfi, è ciò è bene. Io adoro Lino Banfi, sia chiaro. Ora, a tutto questo aggiungiamo quello che oggi è stato detto nella presentazione per investitori ed analisti… e quello che invece è stato taciuto.

MolMed illustra i progressi nello sviluppo clinico… di nuovo.

Oggi MolMed ha praticamente riproposto l’incontro con investitori e stampa  svoltosi alla Jefferies Global Healthcare Conference, senza aggiungere molto di nuovo. Non nego un pizzico di delusione, ma forse è solo legata al fatto che le mie aspettative fossero un po’ troppo alte.

Mi aspettavo in particolare che si parlasse in modo un po’ più diffuso della nuova fase 3 da intraprendere e del partner necessario per finanziarla. Si è parlato poco di questo, quasi per nulla della posizione di cassa.

Sappiamo che MolMed ha intenzione di presentare le domande di autorizzazione di TK e NGR-hTNF il prossimo anno, il che significa commercializzare i prodotti presumibilmente nel 2014 (io parto dal presupposto che i dati degli studi siano positivi e giustifichino le richieste). MolMed ha già intrapreso discorsi sia con FDA che con EMA a tal proposito, non escluderei una priority in USA ed un giudizio accelerato in Europa, che nell’ultimo caso ridurrebbe le tempistiche da 210 giorni a 150, esclusi i tempi morti degli scambi di opinione CHMP-sponsor. La seconda indicazione di NGR-hTNF potrebbe seguire di un anno o due, a seconda del tipo di studio registrativo e di quando questo potrà partire.

Qui il discorso si complica. Partendo dai circa 33 milioni in cassa alla fine del primo trimestre risulta evidente che senza apporto di nuovo cash non si parte con nessuno studio registrativo. Claudio Bordignon ipotizza che uno o più partner possano entrare a far parte dell’equazione a partire dalla metà dell’anno prossimo in poi. Tradotto, quando cominceranno ad arrivare i dati degli studi randomizzati e sarà evidente in quale indicazione andare avanti, troveranno un partner. Quindi se nuova fase 3 sarà… se ne riparlerà ad andar bene nela seconda metà del prossimo anno.

Detta così sembra proprio che non ci siano partner all’orizzonte, o sono io che sono un dannato pessimista?

 MolMed e NGR-hTNF, un futuro da brivido.

Uno dei concetti più intriganti e quello dei fattori predittivi del successo di NGR-hTNF. In realtà la cosa viene un po’ buttata li, senza un seguito a questa affermazione. Le cose dovrebbero stare così… dopo l’infusione di NGR-hTNF alcuni pazienti hanno sperimentato dei brividi. Bene, la notizia non è nuova ma fa sempre piacere rispolverarla. In quei pazienti affetti da mesotelioma che hanno manifestato questo tipo di controindicazioni il trattamento ottiene maggior effetto. Il perché questo avvenga è ancora un mistero, per lo meno, lo è per me. I dati però sono impressionanti, la progressione libera da malattia è più che raddoppiata (HR = 0,44) ed il dato è statisticamente provante (p value = 0,005). Quello che non viene spiegato è come questo possa tornare utile.

A casa mia, un fattore che predica il funzionamento del farmaco deve essere applicabile prima della randomizzazione, non dopo l’impiego dello stesso.

Mi spiego meglio. Per tornare utile, l’informazione circa il futuro comportamento di NGR-hTNF deve consentire a MoMed di poter arruolare i giusti pazienti nello studio. Perché i brividi abbiano una logica, occorre capire come questo fattore influisca sul farmaco. Se ad esempio si determinasse che i brividi sono legati ad un… che ne so… un biomarker, sarebbe sufficiente arruolare nello studio clinico solo i pazienti con quel biomarker.

Andrebbe poi capito come questo possa tornare utile anche in diverse indicazioni. In parole povere, il trucchetto funziona anche con il tumore al polmone? Con quello all’ovaio?

Oh, scrivo questo perché a me i dati nel carcinoma polmonare con istologia squamosa piacciono, nonostante tutti i limiti del caso. La ciliegina sulla torta sarebbe proprio l’identificazione del perfetto paziente per la fase 3. Ad ASCO 12 i dati sulla mutazione EGFR si erano rivelati interessanti, con una progressione libera da malattia di 7,2 mesi vs 3.3 del braccio di controllo, ma riferiti a pochissimi pazienti.

Qui c’è ancora da lavorare.

Conclusione.

Ok, fra un anno circa, ossia quando Bordignon ritiene sia possibile trovare un partner per MolMed, dovremmo avere in mano i dati sulla sopravvivenza di NGR-hTNF in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule e anche i dati sullo studio randomizzato nel tumore all’ovaio in seconda linea (con doxorubicina).

Nel cancro all’ovaio, di elementi per poter esprimere un giudizio ne abbiamo pochi. La tendenza di confrontare i dati degli studi in aperto con la casistica storica, dal punto di vista dell’investitore, è irritante.

Per il NSCLC con istologia squamosa invece possiamo dire che ai già intriganti dati riportati ad ASCO potrebbero aggiungersene altri più maturi e confortanti. Che la PFS possa considerarsi un attendibile metodo per determinare la sopravvivenza nel tumore al polmone è cosa piuttosto nota (anche se non universalmente accettata), soprattutto quando il miglioramento è maggiore del 30% rispetto al placebo.

TK è meno invitante per via del mercato limitato, ma la tecnologia che sta dietro a questa terapia è dannatamente affascinante. NGR-hTNF ha invece le potenzialità di vendita che pochi farmaci fra quelli sviluppati da small cap possono vantare, ma gode di poco hype. Eppure, meccanismo a parte, l’idea alla base del farmaco è quella degli Antibodydrug conjugates (ADC) come Adcetris si Seattle Genetics (SGEN), TDM1 di Genentech/Roche,  CDX 011 di Celldex Therapeutics (CLDX), farmaci che godono di straordinaria popolarità ultimamente.

La cassa risicata potrebbe non essere un problema visti gli introiti del conto terzi e 0,41 euro è un prezzo invitante, per chi volesse scommettere sui dati di NGR-hTNF attesi per la fine dell’anno nel cancro al polmone.

Io un pensierino lo faccio…