Forse non l’avete mai sentita prima, ma ne sentirete parlare spesso da oggi in poi, non solo nel mio blog. Continua la serie di microcap da tenere d’occhio dopo la CytRx (CYTR) segnalata da Alessio nei giorni scorsi ed oggetto di articolo apposito così come continua la serie di composti in fase di sviluppo iniziale con potenzialità elevate, ieri con CUDC 101, oggi con MGDC 265 della canadese MethylGene (MYG). Resistete alla tentazione di dar fuoco al monitor, vengono si dal Canada, ma sembrano gente a posto…

MethylGene si presenta a noi come una microcap interessante per una serie di motivi. In primo luogo quota una miseria e capitalizza una ridicolaggine: 0,165 dolari ad azione per un totale di 50M, valuta del Quebec. Il titolo è quotato anche su mercato americano (pinksheet) per un valore di 0,156$ e 77M$ di capitalizzazione.

Il secondo motivo che la rende estremamente interessante è che si è recentemente finanziata in modo massiccio, con 26,1 milioni di dollari che aggiunti all’ultimo dato di cassa che la faceva ammontare a 18M$ significa autonomia fino grosso modo il 2014 inoltrato. Fra i finanziatori poi ci sono i fratelli Baker, già autori di operazioni in biotech che puntano al rinnovamento, in stile XOMA (XOMA) ad esempio, con notevole beneficio per gli investitori.

Terzo motivo, infatti, è che il management si è rinnovato a partire dal CEO Charles Baum, facente anche funzione di presidente.

Il quarto motivo è la pipeline:

 

Più di 180 pazienti sono stati arruolati nella fase 2 dell’antimicotico MGCD 290 ed i primi risultati saranno disponibili già nel primo trimestre del 2013. Lo studio è randomizzato, in doppio cieco e multicentrico, le condizioni migliori per valutare il farmaco in fase di studio che verrà somministrato a pazienti con candida vaginale di moderata o severa intensità. Lo scopo dello studio è verificare se l’aggiunta di MGCD 290 a Diflucan comporti miglioramenti rispetto al solo utilizzo di Diflucan, mantenendo un profilo di sicurezza apprezzabile. Difficile fare supposizioni su come possa andare a finire il trial, quello che si sa ad oggi è che nessun evento avverso serio si è manifestato. MGDC è un HOS2 inibitore, l’unico che conosca in fase di sperimentazione a dire il vero, che si rivolge al trattamento delle infezioni fungine, un campo nel quale le attuali terapie possono avere inconvenienti quali resistenze acquisite a determinate terapie, tossicità e interazioni sgradite fra differenti farmaci.

Il mercato potenziale, quindi, è alquanto elevato.

MGCD 265 invece è un MET/VEGFR inibitore ed è coinvolto in trial a dosaggio scalare tuttora in corso e indicazioni maggiori su sicurezza e attività del farmaco saranno a nostra disposizione nel corso del prossimo anno. Come vedete dall’immagine della pipeline, questi sono i due farmaci sui quali la compagnia ritiene opportuno puntare.

L’arruloamento di pazienti prosegue in fase 1/2 sia in monoterapia che in combinazione con docetaxel o erlotinib. Come singolo agente stabilizzazioni di malattia durature (oltre un anno) sono state riscontrate in pazienti con disparate tipologie di tumori solidi mentre un paziente affetto da tumore ad isotlogia squamosa ha ottenuto una risposta parziale con stabilizzazione delle lesioni ossee. Capire come il farmaco possa impattare sulle metastasi, in particolare quelle ossee, è uno degli aspetti più interessanti dell’intera vicenda e uno dei motivi per i queli si potrebbe paragonare il farmaco a Cabozantinib, anch’esso MET/VEGFR inibitore, tra le altre cose.

Il farmaco di MethylGene (MYG) utilizzato con docetaxel ha fatto registrare risposte in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), della prostata e dell’endometrio. Di dodici pazienti valutabili con NSCLC, ben 11 hanno ottenuto una stabilizzazione della malattia. La sicurezza della terapia e la sua tollerabilità non sembra essere influenzata negativamente dall’aggiunta di MGCD 265 ed in linea con quanto atteso dall’impiego di docetaxel.

Anche la combo con erlotinib ha prodotto stabilizzazione di malattia in numerosi pazienti con tumori al tratto gastroesofageo, 5 su 9 (56%) hanno ottenuto un controllo della progressione con due pazienti che hanno sperimentato questa stabilizzazione per più di un anno.

Gli studi in monoterapia e in combinazione vanno avanti e lo faranno fino a quando un dosaggio massimo non sarà stato individuato. Una volta determinato il dosaggio maggiore utilizzabile inizieranno fasi di sperimentazione mirate a tumori al fegato, ai reni ed allo stomaco con alta espressione di cMET (in un modo simile a quanto sta facendo ora ArQule e quanto fatto con MetMab) ed uno studio piuttosto interessante in pazienti con NSCLC che esprimano AXL.

MethylGene (MYG) ha cassa, una pipeline diversificata e con un discreto coefficiente Rischio/Guadagno, un management nuovo, investitori di primo piano e capitalizza pochissimo. Potrebbe arrivare sul listino americano di prima fascia fra qualche anno ma una posizione iniziale avrebbe già senso ora.

Paragonare Cabozantinib a MGCD 265 è di sicuro un azzardo, ma le similitudini potrebbero accrescere col tempo. Certo, sono canadesi… ma, stante la necessità di verificare l’operatività sul titolo, meritano un posticino nel portafoglio virtuale.