Mentre il Nasdaq sprofonda, trascinato verso il fondo dal settore biotecnologico, mentre anche il Sole 24 ore parla di “Bolla Biotech”, mentre il livello dell’$IBB è tornato ai livelli dello scorso novembre, l’Europa tutto sommato può essere ancora considerato un porto relativamente sicuro al quale approdare. Notevole eccezione Innate Pharma, ma per due inoppugnabili motivi. Il primo è che rispetto a quando ho iniziato ad occuparmene il titolo è salito del  160%, con punte del 270% quando ha oltrepassato quota 10 euro, rispetto ai 2 e spicci iniziali. Il secondo motivo è che Innate ora risponde a logiche americane, è il meno europeo dei titoli quotati nel vecchio continente.

Innate ora ha una capitalizzazione di tutto rispetto, il che significa una cosa importante: tempo di trovare una nuova Innate Pharma. Una compagnia con una bassa capitalizzazione e qualche motivo di interesse legato alle fasi più acerbe della pipeline, magari rimanendo in un ambito particolarmente in voga al momento.

Una delle possibili candidate, ancora fuori dai radar degli investitori USA, è Medigene AG ( ISIN: DE0005020903).

Medigene ha una pipeline piuttosto ricca, con un farmaco già approvato e che già si vende in tutto il mondo, uno pronto per la fase 3 ed uno pronto per la fase 2 (affidati ad altrettanti partner). In aggiunta a tutto questo poi c’è una porzione acerba di pipeline che deriva da una recentissima acquisizione: quella di una compagnia chiamata Trianta.

Andiamo con ordine. Inizio a parlarvi di ciò che reputo meno importante o comunque meno interessante riguardo Medigene. Questa la pipeline:

 

medigene pipeline

 

 

Come detto, la compagnia genera degli introiti derivanti dalla vendita di Veregen, farmaco approvato per il trattamento delle verruche genitali, oltre che da rimborsi spese per attività di ricerca e milestones. Il totale per l’anno passato ammonta a 7,5 milioni di euro, il 21% in più rispetto al 2012, nonostante un calo del 51% nell’ammontare di milestones ricevute.

 

medigene revenue

 

Per quanto riguarda i composti in pipeline in fase più avanzata, negli ultimi due anni Medigene è riuscita nello scopo che si era fissata: cedere i diritti di due farmaci in modo da concentrarsi su altro. In ordine cronologico hanno prima concesso EndoTAG-1 a SynCore Biotechnology che finanzierà e gestirà una fase 3 del farmaco in pazienti con cancro al seno triplo negativo (TNBC) che dovrebbe partire a breve. Poco tempo fa poi, dopo aver già identificato un percorso per il CD80 antagonista Rhudex nel trattamento della cirrosi biliare primitiva ma non avendo i fondi per condurre la fase 2, ha passato la palla a Falk Pharma che si occuperà dello sviluppo di Rhudex in epatologia e gastroenterologia, mentre a Medigene rimarrà l’impiego in artrite ed altre malattie autoimmuni. A Medigene spetteranno milestones e royalties sulle vendite , il che non guasta.

Queste due mosse consentono ora ai tedeschi di concentrarsi sul loro nuovo giocattolo: Trianta Immunotherapies.

Già il nome evoca scenari che ultimamente stanno riscuotendo un successo notevole, ossia quelli legati all’immunoterapia. L’argomento di interesse, ovviamente, è proprio quello. Quando Medigene ha acquistato, carta su carta, Trianta, la quotazione era di 3,74 € per una capitalizzazione ridicolmente bassa di circa 40M. Ad oggi quota 5,2 euro e la capitalizzazione è di circa 55 milioni. Tutto merito dei dati delle vendite? Del nuovo acquisto? In parte si, ma c’è anche altro, un aspetto decisamente interessante del quale mi occuperò a fine articolo.

Torniamo a Trianta. Grazie all’acquisizione dello sin off dell’ Helmholtz Zentrum München, fondato solo pochi mesi prima dell’accordo con Medigene (tempismo perfetto) la pipeline della compagnia si arricchisce di una piattaforma che ha generato due vaccini attualmente in fase clinica e, cosa più importante, una prima possibilità di affacciarsi al mondo delle terapie che stanno facendo parlare in tutto il mondo di compagnie come Novartis e Juno Therapeutics, la re-ingegnerizzazione delle cellule T per combattere i tumori. 

Medigene acquista il 100% delle azioni di Trianta, che vengono sostituite nei portafogli dei vecchi azionisti con circa 1 milione di nuove azioni targate Medigene del valore complessivo  di 4 milioni di euro. A questa cifra potrebbe aggiungersi un massimo di 5,8 milioni di euro (pagabili in contanti o in altre azioni Medigene) al raggiungimento di determinati obiettivi.

Detto che i vaccini basati su cellule dendritiche sono l’aspetto che al momento meno mi interessa, l’approccio che prevede l’impiego di cellule T è duplice. Da una parte c’è la tecnologia TCR (T cell receptor) che aspira ad armare le cellule del sistema immunitario dei pazienti per meglio scovare ed eliminare le cellule tumorali. Le cellule T dei soggetti malati vengono modificate in base a specifici criteri e reimmessi nei pazienti nel giro di pochi giorni.

Il secondo approccio è quello degli anticorpi monoclonali anti-TCR (TABs). Qui siamo più indietro in termini di sperimentazione, ma il concetto è comunque affascinante, anticorpi monoclonali che riconoscono specifici recettori dei linfociti che possano essere impiegati nel trattamento di malattie strettamente legate alla funzione delle cellule T (ad esempio PTCL e diverse forme di malattie autoimmuni) o in preparazione di trapianti.

 

“T cells activated by dendritic cells are by nature the best weapons against cancer.

The understanding of immune mechanisms has increased enormously over the last decade, and now our vision of activating T cells to effectively combat cancer is becoming a clinical reality.”

Prof. Dolores J. Schendel, Managing Director Trianta Immunotherapies GmbH

 

 

Tutto questo si inserisce nel solco di quanto stanno facendo Juno, Bluebird bio o Novartis con CTL019. CTL019 in particolare è stato protagonista recente di notevole entusiasmo in base ai dati presentati lo scorso ASH13.

Sebbene inizino ad insorgere le prime problematiche legate a questo tipo di terapia legate principalmente alla sindrome da rilascio citochine e  Juno sia già incappata nel primo hold da parte di FDA, nonostante pochissimo tempo fa il Memorial Sloan Kettering Cancer Center (che conduce la sperimentazione) avesse rilasciato un comunicato  nel quale vantava una strategia per identificare la sindrome prima che questa potesse divenire un problema, queste terapie rimangono estremamente importanti e promettenti. Una opportunità, anche nel caso vengano relegate alle terapie di salvataggio, quindi alle linee terapiche più avanzate, da svariate centinaia di milioni di dollari.

Non ho indizi per affermare che Medigene sarà un attore di primo piano in questo campo, ma ne ha le possibilità. Vi pare impossibile?

Medigene (e qui vengo ad un aspetto poco conosciuto ma importante), possiede partecipazioni in due compagnie chiamate Catherex ed Immunocore. Più che lecito non conoscere la prima (tentate su Google, è comunque interessante vedere cosa esce da questa ricerca) è più difficile non conoscere la seconda poiché vanta collaborazioni con compagnie del calibro di RocheGlaxoSmithKline ed  AstraZeneca. 

Medigene possiede oltre 3 milioni di azioni di Immunocore che garantiscono il 17,45% dei diritti di voto. Il valore economico è modesto ed è pari a circa 4 milioni di euro, in base a situazioni contrattuali nate al momento della creazione di Immunocore che, a tutti gli effetti, nasce da una costola di Medigene nel 2008:

 

MediGene AG and three private investors have founded Immunocore Ltd, which will focus on the technology platform for monoclonal T-cell receptors (mTCR) of MediGene’s UK subsidiary MediGene Ltd. MediGene holds a 38.5% stake in Immunocore Ltd and will be the largest shareholder of the new company.

 

Passare dal 38,5% al 17,45% è stata conseguenza di scelte più fiscali che altro (in primis la necessità di tenersi sotto quota 20%), ma non è importante come aspetto, quello che conta è che Medigene ha la competenza per portare avanti un tipo di terapia come quella rilevata da Trianta. Non lasciatevi ingannare dalla misera capitalizzazione.

Se consideriamo la cassa sufficiente fino ad inizio 2015 risulta facile ipotizzare la necessità di incrementare i fondi per far avanzare il progetto Trianta. Potrebbe andare come per Innate Pharma, con l’ingresso di capitali a stelle e strisce, oppure no. Al livello attuale di 55 milioni di euro di capitalizzazione,  potrebbe essere una scommessa rispetto alla quale risulta difficile resistere…