Anche quest’anno, articolo natalizio. Auguri a tutti voi lettori, a tutti gli iscritti, a chi si è offerto di collaborare, a chi scrive commenti e mail. Auguri a quei pazzi che scrivono articoli braccati da Meganoidi, da accuse di insider trading o dalla giustizia, come nel caso di Balrock…

Ne approfitto per darvi un consiglio ed un ordine, lasciate perdere il Nasdaq e il mio blog durante le feste, niente può sostituire la famiglia e (soprattutto) la tavola. Non date retta a chi vi dice di andarci piano con i dolci e con i grassi, sono solo invidiosi di voi. Lo so per esperienza diretta.

Se siete malati o conoscete qualcuno che lo è, forse l’articolo dello scorso anno può essere d’aiuto, così come la storia che vi propongo oggi. perché è una storia di speranza.

In questi giorni la piccola Emma Whitehead sta attendendo che sotto l’albero illuminato appaiano pacchetti di ogni dimensione.  Nel frattempo gioca con i suoi genitori e probabilmente ha già fatto un pupazzo di neve nel giardino. Anche se sembra incredibile, fino a poco tempo fa Emma era in fin di vita, alla seconda recidiva dopo la chemioterapia che aveva cercato di curare la sua leucemia linfoblastica acuta. Tutto questo nonostante Emma sia solo una bambina di 6 anni. La disperazione e la mancanza di opzioni terapeutiche hanno spinto i genitori a tentare la strada di una terapia mai testata su una bambina così piccola e con quel tipo di leucemia.

Il trattamento effettuato al Children’s Hospital di Philadelphia consisteva nell’impiegare il virus dell’HIV (opportunamente modificato) per istruire il sistema immunitario di Emma a combattere il cancro. I dati presentati ad ASH 2012 mostrano che il male è stato sconfitto, a circa sette mesi dalla terapia. Il risultato, ottenuto prelevando cellule T della piccola e insegnando loro attraverso il virus a riconoscere le cellule B impazzite, apre una porta verso il trattamento di quanti non abbiano beneficio dalla chemioterapia ed ha spinto Novartis a stanziare 20 milioni di dollari per proseguire la sperimentazione.

Tre settimane dopo il trattamento Emily era in remissione – racconta Stephan Grupp, uno dei ricercatori, sul sito dell’ospedale – abbiamo controllato il suo midollo osseo dopo tre e sei mesi, e ancora non c’era nessun segno della malattia. Le cellule che combattono il cancro sono ancora nel suo organismo“.

Sembra una favola natalizia, fortunatamente è tutto vero: sotto l’albero della famiglia Whitehead il regalo più bello, Emma è tornata ad essere una bambina.

Buon Natale a tutti,  non scrivetemi per chiedermi il significato del titolo dell’articolo… scoprilo da solo, se già non lo sapete, sarà il passatempo delle feste.