Innanzitutto ringrazio l’ amico CK per avermi permesso di scrivere qui sul suo blog, io mi occupo un pò di grafici, indici, notizie in generale dei mercati. Quindi inizio con Unicredit, uno dei 3 maggiori titoli bancari di Piazza Affari.

Veniamo al grafico giornaliero, la situazione del titolo in questione è sempre debole e critica. Ha perso da diverse sedute una zona supportiva tra 2,93 e 3,08, l’ alligator ( le tre medie viola ) è sempre in trend ribassista, le medie semplici idem. Gli oscillatori dimostrano anch’ essi tutta la debolezza di UCG essendo in netto SELL. Nella chiusura odierna, il titolo di Piazza Cordusio, non solo ha chiuso sui minimi ma ha anche perso un supporto statico fondamentale a 2,57, decretando così l’ imminente discesa fino ai minimi storici di gennaio 2012, ovvero tra 2,20 e 2,43.

Oggi si sconta parecchio, oltre ai dati macro deludenti della nostra Penisola da inizio 2012,  che infrange nuovi record, la situazione greca che non è riuscita a formare un governo andando verso nuove elezioni. Ci si mette pure Moody’ s, l’ agenzia di rating statunitense declassando 26 istituti italiani tra cui Unicredit e Intesa San Paolo:

 

La scure di Moody’s si è abbattuta su tutte le principali banche italiane. Il rating di Monte dei Paschi è stato tagliato di due gradini, da Baa1 a Baa3. Quello di Unicredit e di Intesa SanPaolo di un gradino (da A2 ad A3). Il giudizio su Ubi Banca è passato da A3 a Baa2, quello su Banco Popolare da Baa2 a Baa3.

 

Moody’ s ha tagliato il rating di 10 banche italiane di un gradino, di due gradini per 8 banche, di tre gradini per altre 6 banche e di quattro gradini per altri due istituti.

“La portata dei downgrade è stata limitata da alcuni fattori”, fra i quali la liquidità offerta dalla Bce, che ha “ridotto significativamente il rischio default nel breve termine. Inoltre molte banche hanno rafforzato i loro livelli di capitale”.

“Le banche italiane – spiega Moody’s – sono particolarmente vulnerabili alle condizioni operative avverse, che causeranno probabilmente un ulteriore deterioramento della qualità degli asset, pressione sugli utili e limitato accesso al mercato. Questi rischi sono esacerbati dai timori degli investitori sulla sostenibilità” del debito italiano che ha contribuito alle difficili condizioni di finanziamento delle banche.