Lunedì ho proposto due titoli diametralmente opposti per investitori dai gusti differenti: Ariad e Tekmira. Devo dire che la prima ha riscosso un certo favore, visto che molti lettori hanno azzardato l’ingresso, azzardo ripagato da una prima salita il giorno stesso ed una più corposa ieri. Vediamo di capire come stanno le cose ora e cosa potrebbe accadere in futuro.

Tutta la tragedia inizia ai primi di ottobre, dopo solo un mese dal raggiungimento della metà degli arruolati del trial EPIC (fase 3 che servirebbe a confermare l’approvazione accelerata di Iclusig). I dati aggiornati della fase 2 chiamata PACE dimostravano (dopo un follow up di 2 anni) una preoccupante incidenza di eventi avversi  di natura cardiovascolare e cerebrovascolare, con una incidenza dell’11,8% di trombosi arteriosa. FDA ed Ariad misero in stand-by all’arruolamento dei trial che vedono coinvolto Iclusig e si mettono a discutere in merito ad una (eventuale) ripresa con dosaggi inferiori e criteri di inclusione diversi.

Pochi giorni dopo, Ariad ha comunicato di aver arrestato la sperimentazione di EPIC.

I pazienti attualmente coinvolti negli studi continueranno ad assumere Iclusig a dosaggi inferiori, così come (probabilmente) buona parte dei pazienti ai quali è stato prescritto. Il nocciolo della questione è capire se il farmaco rimarrà sul mercato e che fetta di questo potrà interessare Ariad.

Per quanto riguarda il primo aspetto, è quasi certo che ad inizio 2014 si riunirà l’ODAC (meeting di esperti in ambito oncologico) per trattare la questione, evento che darà il via ad un possibile investimento binario sul titolo.

ODAC ed FDA sono due cose separate, il primo fornisce un consiglio alla seconda che, tuttavia, non è per nulla vincolante. Uno scenario che ritengo possibile è che ODAC voti a favore di una decadenza dell’autorizzazione al commercio a causa dei problemi legati alla sicurezza del farmaco, aspetto verso il quale Richard Padzur (leader maximo dell’ODAC) ha sempre prestato estrema attenzione. FDA tuttavia poi si troverebbe a dover ritirare un’approvazione concessa in fretta e furia per una fascia di pazienti con Iclusig come unica terapia disponibile. Si tratta di pazienti con una particolare mutazione (T315I) che senza il farmaco di Ariad si troverebbero in condizioni disperate, motivo per cui il rapporto rischio beneficio sarebbe particolarmente spostato verso il mantenimento del farmaco sul mercato. Dovesse verificarsi questo scenario Ariad dovrebbe puntare ad ottenere rimborsi per un prezzo decisamente più alto dell’attuale, visto che si tratterebbe di servire una popolazione ultra-orfana (circa 300 pazienti l’anno).

Come ho già avuto modo di dirvi nel precedente articolo, sono convinto che parte dei medici che abbiano già prescritto Iclusig continueranno a farlo, finché il farmaco sarà disponibile. Che si tratti della metà, di un terzo o un decimo dei pazienti attualmente in cura, è difficile dirlo, ma finché ci saranno risposte nei soggetti trattati si continuerà a somministrarlo, probabilmente a dosaggi inferiori.

Sappiamo che la riduzione del dosaggio nella fase 2 PACE non ha minato l’efficacia del farmaco, dato che dei 270 pazienti arruolati 190 si sono visti somministrare Iclusig ad un dosaggio inferiore. Dei 110 che hanno ottenuto una risposta citogenetica maggiore (MCyR) oltre il 90% ha continuato ad averla dopo un follow up mediano di 19 mesi mentre dei 35 pazienti con MCyR e successivo passaggio al dosaggio più basso (15mg) ben 33 hanno continuato a sperimentare la risposta.

Realisticamente parlando Ariad può scordarsi le prime linee di trattamento, mentre può ambire alle linee successive e, come worst case scenario, ai pazienti con mutazione T315I.

Ariad deve puntare a conquistare più spazio possibile nella terapia di salvataggio, cercando un modo efficace per mitigare i rischi cardiovascolari attraverso la riduzione del dosaggio, una miglior profilassi o una differente selezione dei pazienti per evitare che la situazione degeneri.

Dovendo investire in Ariad e volendo attribuire un valore congruo all’azienda, suggerirei di considerare Iclusig solo nei pazienti con mutazione T315I. Il mio pessimismo deriva dal fatto che la decisione di fermare uno studio come EPIC, con una età media inferiore rispetto a quella di PACE (e quindi pazienti ragionevolmente meno a rischio di eventi cardiovascolari) non deponga a favore della sicurezza del farmaco. Quantomeno al momento, credo sia da considerarsi puro upside, nel caso la situazione migliori (e mi riferisco anche alle altre indicazioni sui tumori solidi).

Nella seconda parte dell’articolo approfondirò il discorso sul secondo farmaco della pipeline di Ariad, AP 26113 e cercherò di quantificare la reale potenzialità dell’azienda in termini di capitalizzazione.